Da dove partire quando si mixa?
Ieri guardavo un’itervista della leggenda Al Schmitt e ad un certo punto gli hanno posto la seguente domanda “Do dove parti nel mix di una traccia?” è un argomento veramente interessante perchè è comune specialmente se si è alle prime armi non avere una direzione.In questo articolo cercherò di fare un po di chiarezza sull’argomento spiegando il mio metodo e quello di alcuni degli ingegneri più forti al mondo dai quali io ho studiato e preso un po di idee.
Io da dove parto?
Innanzi tutto precisiamo una cosa, quando comincia la fase di mixaggio per me? O in generale quando inizia la fase di mixaggio, bhe per me la fase di mixaggio inizia DOPO aver fatto il balance dei volumi iniziale, quindi dopo aver creato il cuscinetto di headroom che ci serve (è tuto spiegato nel libro “I Segreti dell’Autotune”) perchè ci tendo a precisare questo, perchè per la mia visione di mix bisogna prima creare una strada da seguire, dopo aver creato la rotta si può iniziare a navigare. Quindi supponiamo di aver fatto un primo balance molto velocemente (i livelli durante il corso del mix possono cambiare ovviamente) inizia la vera e propria fase di mix. Io parto dalla voce, perchè? La logica che c’è dietro è la seguente, nella musica che mixo io (Trap, rap, rnb e derivati) i protagonisti paritetici sono in generale quattro, kick,808,snare, Voce se analizziamo il contenuto in frequenza di questi elementi gli unici che possono create interferenza tra di loro sono kick e 808, si alcune volte pò capitare che la voce e snare siano leggeremente in conflitto,ma roba di poco conto, facilmente risolvibile ecco il primo motivo per cui parto dalla voce, perchè tanto sono sicuro che non si creeranno interferenze tra i quattro attori principali, secondo motivo è che la voce veivola il messaggio quindi se devo essere sincero la mia piramide di importanza è prima la voce e poi il resto, ecco che l’iniziare dalla voce assume anche un carattere simbolico, iniziando dalla voce metto a fuoco il conduttore del brano gli americani lo chiamano driver, e intorno ad esso costruisco tutto il resto, faccio tutta la catena della voce,compresa anche la parte effettistica, naturalmente aprendo di tanto in tanto il restante mix per controllare se sono sulla strada giusta, a questo punto potresti obbiettare dicendo “scusa ma non può essere che ci siano delle interferenze con il blocco dei synth?” si certo ma ricorda che è il driver, noi dobbiamo adattare i Synth alla voce non il contario e poi nella fase iniziale di balance dobbiamo già controllare se ci sono dei problemi in quella zona, in modo da mixare con la consapevolezza che poi dovremmo andare ad aggiustare qualcosa, dopo la voce passo al drum-kit e il basso poi alla parte di Synth, arrivati a questo punto faccio un blend tra i vari elementi mixati, una volta aver fatto i dovuti aggiustamenti passo alle “sporche” se ci sono, io non le chiamo così a me piace definirle chicche perchè è proprio quello che sono, sono quel qualcosa in più che ti danno supporto creativo alla traccia, l’uso che ne faccio è principalmente di movimento, per creare spazio!
Alcuni ingegneri, tra cui Al Schmitt fanno il seguente ragionamento “Quando io mixo è come se stessi costruendo una casa, parto dalle fondamenta il drum kit” poi lui procede con tutti gli strumenti che stanno al centro ne lanorama stereofonico successivamente passa al pannin degli strumenti e in ultimo mixa la voce, anche Chris Lord-Alge usa più o meno questo discorso, giustissimo, ma io voglio farvi questa domanda “perchè la voce non potrebbe essere le fondamenta della casa?” capite che tutto è relativo, “ma quindi quello che fanno loro è sbagliato?” Assolutamente no! Sono solo due visioni diverse di approccio, io mi sono fatto un’idea del perchè, osservado attentamento ho notato che molto dipende dal genere, capite bene che se devo mixare il rock la voce avrà un’importanza diversa rispetto alle chitarre, o alla batteria, stessa cosa vale per il jazz il concetto di fondamenta secondo me è strettamente legato al discorso genere. “Si ma io cosa devo fare?” potresti chiedermi, nel mio libro ho dedicato un capitolo a questo, in cui ti esorto a SCEGLIERE UNA VIA E SEGUIRLA all’inizio non ti consiglio di sperimentare, abbraccia la filosofia di un mentore in questo caso potrei esere io, o qualcun’altro ma scegli la strada e per un po di tempo (anche anni) segui quella, dopo che sei diventato padrone del tuo metodo puoi iniziare a sperimentare con consapevoleza, ma non preoccuparti questo ti verrà spontaneo. Io per far capire questo ai ragazzi dico sempre “quando siamo piccoli e muoviamo i primi passi nel mando abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci tenga la mano, una volta preso confidenza e coraggio con il nostro corpo possiamo andare da soli, anzi direi dobbiamo andare da soli!” nel mix è la stessa cosa. Per oggi è tutto dal Minerva Blog, ci vediamo alla prossima.